Progetto

In una intervista del 1967, il fenomenologo ceco Jan Patočka si espresse su quelli che, a suo parere, rappresentavano gli sviluppi più fecondi del discorso filosofico di quegli anni. Da una parte, Maurice Merleau-Ponty, in Francia, aveva avuto per Patočka il merito di elaborare un pensiero orientato verso la corporeità, l’individuo incarnato, al di là di qualsiasi concezione astratta di soggettività; dall’altra, in Italia, Antonio Banfi e Enzo Paci avevano seguito un percorso simile, enfatizzando in particolare la storicità dell’uomo contemporaneo, vale a dire l’importanza del contesto per la formazione di pensiero e personalità, nonché l’impronta che l’essere umano è in grado di esercitare su di esso come protagonista attivo del processo storico.

Questo riferimento, pur nella sua brevità, suggerisce l’importanza di Banfi e Paci nel panorama del pensiero contemporaneo. I due pensatori seppero recepire e reinterpretare le più importanti correnti filosofiche del Novecento, dal vitalismo simmeliano al razionalismo popperiano, dalla fenomenologia husserliana all’esistenzialismo (a partire dalla Kierkegaard-Renaissance la cui stagione fu inaugurata proprio da Banfi nella metà degli anni Venti), dal pragmatismo deweiano al marxismo, contribuendo a riattivare il dibattito filosofico in Italia, attraverso e oltre gli anni del fascismo. La difficile collocazione di tali pensatori entro le categorie classiche con cui, a più riprese, si è cercato di schematizzare la filosofia italiana contemporanea (dal neoidealismo, allo storicismo, al pensiero cristiano) ha probabilmente contribuito a sottolineare l’esistenza di una Scuola di Milano, nata nei primi anni del Novecento e sviluppatasi in seguito, oltrepassando il discrimine temporale che segna solitamente la storia della filosofia in Italia (il 1945), fino ad arrivare agli anni più recenti.

Da destra: Antonio Banfi, Enzo Paci, e altri allievi
Da destra: Antonio Banfi, Enzo Paci, e altri allievi

L’obiettivo primario di questo blog di ricerca consiste nel chiarire l’impostazione e i tratti di questa scuola di pensiero, e in particolare il metodo critico e problematico (secondo la definizione banfiana), adottato dai suoi rappresentati. La definizione di “Scuola di Milano” non può d’altronde che essere aperta, variegata e dinamica, essendo emersa non come opera consapevolmente unitaria dei suoi più noti rappresentanti, ma soltanto come definizione a posteriori: sono stati gli interlocutori, i successori e gli interpreti della “Scuola” a riconoscerla come tale, sottolineando come i suoi autori si caratterizzassero per la necessità di mantenere in costante equilibrio il vitalismo dell’esperienza e la razionalizzazione del pensiero, ed interrogandosi sul loro ruolo e importanza nel contesto culturale italiano ed europeo (tra i tanti, Fulvio Papi, Gabriele Scaramuzza, Emilio Renzi, Amedeo Vigorelli). Per tali ragioni questo blog si occuperà di leggere il pensiero e la storia della Scuola di Milano con un approccio circoscritto a temi ben riconoscibili. In linea con il progetto degli Open Commons of Phenomenology, di cui questo blog fa parte, consideriamo la fenomenologia la via d’accesso priviligiato, seppur non esclusivo, al pensiero di questi autori.

Di qui la scelta di collocare al centro del nostro progetto Antonio Banfi e Enzo Paci, alla luce della loro opera di mediazione del pensiero husserliano in Italia, seppur con differenze e peculiarità che motivano l’originalità dei loro rispettivi orientamenti. In particolare, il rapporto personale che legò Banfi al fondatore della fenomenologia, e il suo tentativo di introdurre in Italia le prime fondamentali opere husserliane (dalla Filosofia come scienza rigorosa al primo volume delle Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica), e in seguito la ripresa di alcuni capisaldi del discorso fenomenologico a opera di Paci, come l’idea di Lebenswelt, attraverso un confronto serrato con la Crisi delle scienze europee, saranno oggetto di indagini approfondite. Non potranno essere lasciate da parte, inoltre, le influenze che queste espressioni italiane della fenomenologia ebbero nei diversi ambiti della cultura e della società in cui molti allievi banfiani operarono: valgano a titolo di esempio la poesia di Vittorio Sereni e di Antonia Pozzi o le operazioni di rinnovamento editoriale che Banfi e i suoi misero in atto, attraverso la collaborazione, nel dopoguerra, con numerose case editrici milanesi.

Al tema fenomenologico, si aggiunge inoltre un’altra componente che crediamo caratterizzi altrettanto bene l’originalità di questi autori, vale a dire l’impegno civile che ha accompagnato la loro ricerca filosofica. La scelta antifascista di Banfi – sebbene con alcune zone d’ombra che non mancheremo di indagare – segna in questo senso una sorta di indirizzo politico di scuola. A essa seguì l’adesione di molti autori della Scuola di Milano all’universo socialista e comunista; l’interesse per il progetto socialista ha accomunato, in tempi e modi differenti, Banfi e Paci, così come i loro compagni di studio e allievi Preti e Cantoni, segnando una parabola discontinua tra adesioni, critiche e rotture.

Quest’impegno politico, accresciutosi pur con asperità negli anni della ricostruzione post-bellica, si è poi unito con un attivo interesse per il dibattito culturale italiano ed europeo, traducendosi in diverse iniziative che i filosofi milanesi hanno ispirato e promosso. Due di esse, in particolare, legate rispettivamente all’impegno di Banfi e a quello di Paci, meritano di essere ricordate. In primo luogo, la creazione della Casa della Cultura, il 16 marzo 1946, di cui Banfi fu fondatore (insieme a un folto gruppo di intellettuali antifascisti, tra cui Elio Vittorini, Alberto Mondadori, Giulio Einaudi) e che i suoi allievi contribuirono ad animare, negli anni a venire.

16 marzo 1946, Casa della Cultura, discorso inaugurale di Ferruccio Parri. Banfi seduto sulla sinistra.
16 marzo 1946, Casa della Cultura, discorso inaugurale di Ferruccio Parri. Banfi seduto sulla sinistra.

In secondo luogo, la creazione nel 1951, su impulso di Paci e di altri intellettuali legati al suo magistero, della rivista aut aut, in cui l’impronta fenomenologica è stata continuamente alternata all’interesse per tematiche sociali, politiche e letterarie.

Copertine storiche di aut aut
Copertine storiche di aut aut

Riteniamo dunque che se la fenomonologia rappresenta, da una parte, il filo rosso che filosoficamente unisce i diversi autori della Scuola di Milano, l’impegno civile e politico – che pur generò contrasti fra di essi – ne costituisca, dall’altra, il legame storico. Il tema dell’impegno civile suggerisce d’altronde la necessità di ampliare l’indagine al di là del pensiero dei soli Banfi e Paci. Pur mantenendo questi due autori al centro della nostra ricerca, intendiamo procedere tracciando cerchi concentrici sempre più ampi, arrivando ad analizzare i precursori di questa scuola di pensiero, così come i suoi ultimi rappresentanti. La figura di Giulio Preti rappresenta, in tal senso, un complemento necessario, in qualità di interlocutore di primo piano sia del maestro Banfi sia del compagno di studi Paci. Se è vero, infatti, che l’interesse per la fenomenologia accomuna maestro e allievi, tuttavia, mentre Paci declina la prospettiva filosofica husserliana in chiave esistenzialistica, Preti lo fa in chiave logica, al fine di validare e verificare il valore conoscitivo dell’impresa scientifica. Le interazioni e gli scambi di vedute tra questi autori, negli anni del secondo dopoguerra, costituiscono una tappa fondamentale nello sviluppo della Scuola di Milano, e come tali saranno messi a tema in questo blog.

Giulio Preti con un gruppo di studenti
Giulio Preti con un gruppo di studenti

Un altro pensatore che non può essere ignorato, in questa ricostruzione, emerge muovendosi, a ritroso, alla ricerca dei presupposti di tale orientamento di pensiero. Piero Martinetti, maestro di Banfi, pur antecedendo con la sua opera l’innesto della fenomenologia nel contesto italiano, costituisce un precedente fondamentale, sia per l’apertura europea del suo pensiero, in anni in cui il dibattito filosofico italiano si presentava spesso asfittico e arginato da ideologie difficilmente sormontabili, sia per l’impegno morale e civile con cui ha condotto la sua esistenza. L’influenza dell’insegnamento di questo primo maestro sugli sviluppi della scuola fondata sul suo magistero milanese sarà pure motivo di interesse e di ricerca.

Piero Martinetti
Piero Martinetti

Procedendo in senso inverso, vale a dire verso i risultati più recenti della Scuola di Milano, riteniamo infine di particolare rilevanza la figura di Guido Davide Neri, allievo e studioso di Banfi e Paci, e autore della ripresa più attenta e dello sviluppo più originale del pensiero di entrambi. In Neri, i due capisaldi che abbiamo evidenziato riemergono chiaramente: l’impegno nel definire una fenomenologia non come semplice approccio metodologico, ma come immersione nei fenomeni che hanno segnato drammaticamente il contemporaneo, e il conseguente interesse per le correnti storiche e politiche novecentesce, il loro significato e i loro esiti: il marxismo e la sua aporetica realizzazione, il dissenso politico nell’Europa centro-orientale, l’idea di Europa e il suo futuro.

Guido Davide Neri
Guido Davide Neri

L’obiettivo di questo blog è favorire la conoscenza e lo studio, in Italia e all’estero, di tutti gli autori citati. Per consentire la più ampia fruizione dei contenuti, proporremo testi e commenti in italiano e in inglese. Il blog si comporrà di tre parti fondamentali, una statica e due dinamiche. Da una parte, i profili bio-bibliografici di Martinetti, Banfi, Paci, Preti e Neri forniranno alcune indicazioni fondamentali, per chiunque si avvicini per la prima volta allo studio delle loro opere. Le indicazioni bibliografiche, in particolare, saranno aggiornate nel tempo, e rimanderanno al repository degli Open Commons of Phenomenology. Dall’altra, vi saranno sia i post tematici, che si comporranno di documenti riconducibili agli autori studiati e alla loro scuola, accompagnati da una scheda interpretativa a cura dei collaboratori del blog, sia i progetti di ricerca dottorale di giovani studiose e studiosi che si avvicineranno all’universo della Scuola di Milano con nuovi sguardi, approcci e metodologie.

Tutto il materiale proposto sarà offerto in Creative Commons 4.0. La sua divulgazione è libera e benvenuta. La comunità che speriamo di creare, inaugurando questo progetto, è aperta. Chiunque sia interessato a partecipare, con commenti o testi, è incoraggiato a contattarci.