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La bellezza utile dell'architettura

Simona Chiodo

pp. 70-79

La relazione tra bellezza e utilità in architettura appare più complicata nel presente che nel passato. In particolare, nella cultura contemporanea si manifesta un antagonismo paradossale tra la prima e la seconda: più nascondiamo, e addirittura neghiamo, la dimensione dell’utilità di un oggetto architettonico più abbiamo la possibilità di aumentare la dimensione della sua bellezza. Ragionare sul significato della nozione di forma, articolata in morphe (la forma concreta, reale) ed eidos (la forma astratta, ideale), può portarci verso una soluzione possibile, secondo la quale parlare di un eidos, che è eteronomo e referenziale e risponde ai bisogni e alle aspirazioni degli esseri umani, significa parlare di un eidos che include, e non esclude, l’idea che l’oggetto architettonico sia utile alle richieste umane – in particolare, a qualcosa che potremmo chiamare “misura umana ideale”. Allora, un oggetto architettonico può essere bello se la sua dimensione estetica afferma, e non nega, la sua utilità, perché affermare la sua utilità significa affermare una parte essenziale del suo statuto identitario. In ultimo, la relazione tra morphe ed eidos può essere istruttiva anche a proposito di altri due casi: il primo riguarda una morphe che sembra generare un eidos inedito; il secondo riguarda l’utilità di un elemento ornamentale.

Publication details

DOI: 10.4000/estetica.395

Full citation:

Chiodo, S. (2015). La bellezza utile dell'architettura. Rivista di estetica 58, pp. 70-79.

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