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Il non-luogo dell'arte contemporanea

Luca Marchetti

pp. 114-126

Il saggio vuole analizzare se sia possibile parlare di arte contemporanea in termini non meramente cronologici. A questo scopo si avvale del lavoro e delle riflessioni di Peter Osborne, secondo cui l’arte contemporanea deve essere pensata non come un concetto descrittivo, ma come un concetto normativo in grado di giustificare e di rendere possibile il carattere di autonomia dell’arte. Sotto questo profilo, secondo l’autore tutta l’arte contemporanea è arte postconcettuale, poiché oggi la distinzione tra ‘arte’ e ‘non-arte’ non può riposare soltanto su una dimensione estetica, ma deve necessariamente riposare anche su procedure teorico-riflessive (concettuali). Inoltre, non è più possibile configurare una storia dell’arte centrata unicamente sul medium, sulla forma o sullo stile, poiché la natura immateriale, tecnologicamente immaginale e digitalizzata delle pratiche artistiche impone di pensare la dimensione autonoma dell’arte non più attraverso la distinzione (moderna) tra ‘opera’ e res, ma come il darsi finzionale di non-luoghi. Da questo punto di vista, Osborne prova a ripensare la ‘forma’ dell’opera d’arte contemporanea in termini di una paradossale unità distributiva temporale e spaziale. In questo modo, l’unità temporalmente disgiuntiva e il carattere transnazionale (globale) diventano le due caratteristiche principali dell’opera d’arte contemporanea.

Publication details

DOI: 10.4000/estetica.1077

Full citation:

Marchetti, L. (2016). Il non-luogo dell'arte contemporanea. Rivista di estetica 61, pp. 114-126.

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